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Acqua: bene comune e diritto

Gestione pubblica o privata?

L’acqua è diritto e bisogno! Essa è un bene necessario per garantire un diritto fondamentale. L’accesso all’acqua è il diritto che garantisce la vita e,come tale,deve necessariamente essere un bene comune, condiviso e con possibilità di utilizzo da parte di tutti.

Tali elementari concetti, ormai da decenni fissati nei documenti ufficiali degli organismi internazionali, ancora non sono parte del patrimonio culturale e sociale dei potentati economici e dei loro protettori politici. Ancora oggi assistiamo da cittadini impotenti,nonostante i referendum indetti e vinti e le periodiche manifestazioni di piazza,

al protervio operato di chi ha inteso assoggettare il principio di “acqua bene comune”, diritto fondamentale inalienabile ed imprescrittibile, a quello di “ acqua bene commerciale” regolato dalle leggi del mercato, rendendo palese la sottesa cultura di considerare l’acqua come un bene economico e,quindi, gestibile da parte di privati e da erogare a consumatori solventi per trarne utili e plusvalenze economiche.

Privatizzare l’acqua significa precluderne l’universalità del diritto di accesso.

In Campania la ultradecennale privatizzazione dell’acqua è stato un fallimento totale, sia per la parte gestionale che per quella economico-finanziaria. La Regione, in luogo di legiferare entro il 2012 sul riordino delle competenze degli enti locali in riferimento al servizio idrico, ha dapprima commissariato l’Autorità d’Ambito (soppressa dal 31/12/2012 ) espropriando gli enti locali da ogni competenza sul Servizio Idrico Integrato, per poi, nel giugno 2013, ridisegnare i rapporti economici con il gestore unico GORI spa, suo debitore per € 282.999.149,32, rinunciando ad un credito di 70 milioni ed autorizzando il pagamento rateale della rimanente somma nei successivi venti anni e con applicazione del tasso legale di interesse solo sulla somma da pagare dopo i primi dieci anni. A completamento non è possibile non rammentare la famigerata delibera n. 43 del 30 giugno 2014 del Commissario dell’ATO 3 di quantificazione dell’ammontare dei conguagli tariffari dovuti dagli utenti per gli anni 2006-2012, annullata per illegittimità dal TAR Campania su ricorso promosso dal Comune di Angri ed anche puntualmente sanzionata dal Giudice di Pace di Nocera con annullamento delle relative fatture emesse.

Ancor pochi giorni orsono, con profonda delusione, abbiamo potuto constatare che anche gli attuali vertici della Regione Campania, con l’approvazione dell’ultima legge in materia, non si sono distinti da chi li ha preceduti.  

E’,infine, da rimarcare che se è sacrosanto rivendicarne i diritti, in nessun modo possiamo pensare di sottrarci ai doveri verso l’acqua,ovvero di averne rispetto, di utilizzarla secondo le strette necessità, di evitarne gli sprechi e tenendo sempre presente che è un bene esauribile se mal gestito e, quindi, da tutelare e conservare anche per le generazioni future.

In modo da non rimanere “privi, più che privati dell’acqua”.

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