E ora? Chiusi i gazebo, spente le luci, andati via gli imbonitori del “venghino signori, venghino”, della fiera elettorale restano solo le carte sdrucite delle schede di voto, portate via dalla lividà umidità di marzo.
C’è da essere comunque contenti per i circa 60 milioni di italiani miracolosamente sopravvisuti ad una sgangherata ed inconcludente campagna elettorale.
Ricordate? Fantasiose invenzioni parolaie da parte di ogni partito o coalizione per dire la stessa cosa: vi stiamo prendendo per il... Reddito di cittadinanza, no di inclusione, macché di dignità.
Bonus per le famiglie, per i vecchi, per gli invalidi, i nascituri, gli orfani, le vedove, i divorziati, gli stupidi, gli intelligenti, gli alcolosti, gli astemi e mi fermo qui. Tutti dimenticando del debito pubblico di più di 2.200 miliardi di euro che abbiamo sul groppone. Quasi 40mila euro a testa, neonati e detenuti compresi. Come se sul pianerottolo delle nostre case stazionasse h 24 un agente fiscale con una cartella esattoriale, da 40mila euro medi, intestata a ciascuno di noi. Fate i vostri calcoli per nucleo familiare. E non piagnucolate per quei miserabili aumenti di luce/gas o per il pagamento delle buste biodegradabili.
D’altra parte gli elettori hanno creduto che la crisi economica del Paese si risolva con i rimborsi delle indennità dei parlamentari grillini (22 milioni di euro per la creazione di presunti 15mila nuovi posti di lavoro. 1.400 euro a posto di lavoro creato. Neanche a voler creare un posto di venditore ambulante di nocciole basterebbero! Ma un terzo degli italiani, la metà nel Sud, ha creduto a queste stupidaggini. Così come, a poche ore dai risultati elettorali, si sono riversati in massa a chiedere a Patronati Sindacali, CAF o Comuni i modelli per accedere alla domanda per il reddito di cittadinanza. Come se già esistesse la legge. Esempio allucinante di dabbenaggine e accattonaggio plebeo.
Da vecchio e impenitente liberale continuo a pensare che non si può distribuire una ricchezza se prima non la si crea con un lavoro vero, serio e qualificato. Nessun pasto è gratis, ammoniva un premio Nobel per l’economia. Né è lavoro dividere i disoccupati in due squadre: una che scava fossi nel terreno e l’altra che da dietro li riempie.
Andando così avanti all’infinito.
Ma mi accorgo che la mia è una riflessione inutile. Infatti il popolo italiano è economicamente analfabeta, senza il minimo indispensabile di cultura finanziaria. Perciò è facile per il potere pubblico trattarlo come un parco buoi; ma se fino a qualche anno fa è stato semplice tenerlo buono nelle tiepide stalle della assistenza pubblica e del sussidio parassitario ora, con la globalizzazione economica, nessuno è disposto ad aiutarci. Ora i buoi hanno visto diminuire il foraggio, le stalle sono diventate fredde e gli animali sono scappati sperando di affidarsi alle stelle (il famoso stellone italico).
Ora vagano dispersi aspettando qualcuno (futuro Presidente del Consiglio dei ministri?) che li riporti dentro. Ma le stelle restano desolatamente fredde.
Non mi azzardo ad una analisi politica per il futuro. Vi frantumeranno il cervello con i dibattiti televisivi. Non mi ci aggiungo.
Ma sul futuro governo un elemento è chiaro: ci sono due opzioni politiche che hanno vinto le elezioni. Il centrodestra come coalizione, il movimento 5 Stelle come partito. Sceglierà il presidente Mattarella se privilegiare la coalizione o il partito nell’affidamento dell’incarico in base alla realtà dei rapporti di forza e non ai desideri di ognuno. Soprattutto tenendo conto che non converrebbe tenere all’opposizione la parte produttiva del Centro/Nord dell’Italia che ha largamente privilegiato il centrodestra.
Ma chi è incaricato deve essere messo in grado di governare con una astensione guardinga da parte degli altri due gruppi. Poi se fallirà verrà definitivamente travolto nelle prossime elezioni che potrebbero essere anche a breve.
In fin dei conti neppure un governo 5 Stelle è da demonizzare. Proviamone le capacità. Certo sono visionari, a volte buffoni e sbruffoni, sempre arroganti. Credono nel facilismo e nelle visioni declamatorie ma il parco buoi ha scelto, in maggioranza relativa, loro come primo partito. D’altra parte si sono qualificati come 5 stelle quando anche Dante Alighieri, che era Dante e non un beppegrillo qualsiasi, concludeva le tre cantiche della Divina Commedia con la parola stella.
Aveva visto tre volte le stelle il sommo poeta.
Costoro ne hanno dichiarate cinque. Roba da matti? Ma il popolo sapeva e li ha scelti.
E allora?