Caro direttore, ho deciso di votare il Pd (turandomi il naso) perché avevo paura che i fascisti (e Berlusconi) conquistassero la maggioranza assoluta dei seggi e prendessero il potere. Per fortuna questo non è avvenuto. Ciononostante la debacle della sinistra c’è stata lo stesso perché a destra ha la maggioranza relativa mentre i Cinque Stelle sono diventati il primo partito. E’ evidente che molti elettori di sinistra (soprattutto nel Sud) hanno deciso di votare per i Cinque Stelle perché hanno ritenuto che questo Movimento potesse rappresentare un significativo elemento di rinnovamento della politica; è passata, purtroppo, in secondo piano l’ambiguità politica di Luigi Di Maio e degli altri dirigenti, che oscillano costantemente tra la destra e la sinistra. I danni fatti da Renzi e De Luca sono stati enormi ; essi hanno dato un’immagine pessima della sinistra con il loro autoritarismo e con la tendenza a favorire amici e familiari. Ma neanche i candidati di Liberi e Uguali (che hanno avuto comunque il merito di essersi liberati dall’oppressione renziana) sono riusciti a dare un’immagine positiva di sé stessi. Adesso si tratta di ricostruire la sinistra. C’è bisogno innanzitutto di rilanciare la strategia del centro-sinistra (che anche in queste elezioni si è dimostrata vincente nel Lazio e a Milano); essa va perseguita in tutte le città e le regioni nelle quali è possibile proporla in attesa di farla ridiventare una strategia vincente a livello nazionale. Nell’immediato, però (dando per scontato che la grande maggioranza dei parlamentari neo-eletti non è favorevole allo scioglimento delle Camere per andare alle elezioni con una nuova legge elettorale), l’ipotesi più realistica è un governo dei Cinque Stelle con l’appoggio esterno di Pd e Liberi Uguali. Ma l’appoggio esterno va contrattato chiedendo ai Cinque Stelle di abbandonare le parole d’ordine più populistiche (reddito di cittadinanza, ostilità all’Europa, ostilità verso gli immigrati, ecc. ecc.).