E' ormai un fenomeno dilagante quello delle mostre Experience, ossia mostre basate sull’esposizione di riproduzioni digitali delle opere d’arte di grandi artisti.
Più o meno funziona in questo modo: il curatoreseleziona un luogo deputato all’esposizione, si piazzano proiettori, schermi e quant’altro e si riproducono, fosse anche in 3D, i più bei capolavori della storia dell’arte che, in teoria, dovrebbero affascinare proprio perché sono degli originali e non delle volgari digitalizzazioni.
Già Walter Benjamin, nel suo saggio “L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”, riprendeva Paul Valery con “La conquete de l’ubiquité”, pubblicato nel 1931 , il quale preconizzava una società futura in cui la diffusione di nuovi mezzi di comunicazione analoghi alla radio e al telefono avrebbe presto consentito di “trasportare o ricostituire in ogni luogo il sistema di sensazioni provocato in un luogo qualsiasi da un oggetto o da un evento qualsiasi”. Nel caso dell’arte, ciò avrebbe significato la possibilità per le opere di avere una sorta di “ubiquità” , i cui effetti si sarebbero potuti avvertire ovunque.
La tesi centrale del saggio di Benjamin risiede nell’affermazione che nella riproduzione fotografica di un’opera viene a mancare un elemento fondamentale : l’hic et nuncdell’opera d’arte, la sua esistenza unica e irripetibile nel luogo in cui si trova. Nell’unicità della collocazione spazio-temporale dell’opera risiede il fondamento della sua autenticità la sua capacità di assumere il ruolo di testimonianza storica. La trasmissione di un’eredità culturale poggia infatti sul permanere nel tempo dell’unicità e dell’autorità delle opere e sulla loro conservazione e celebrazione in spazi dedicati, come i musei, o nei quali esse si radicano nella loro unicità.
Ecco. Concordando in pieno con le tesi di Benjamin io faccio parte della schiera di coloro che guardano a questo tipo di cose con un po’ di diffidenza, quasi con disturbo,conoscendo la cieca logica del marketing che mira a massimizzare il risultato con il minor dispendio di denaro, facendo di erba un sol fascio e mercificando ogni cosa.
Eppure non si può negare che ci siano alcuni vantaggi.
L’arte ha bisogno di essere fruita per essere compresa ed è ovvio che un’opera riprodotta su un supporto digitale possa essere riprodotta ovunque, contemporaneamente, attirando spettatori di ogni sorta, anziani e giovanissimi, anche in contesti privi delle possibilità economiche di ospitare gli originali.
Nuove figure professionali stanno emergendo, facendo sì che la mostra non dipenda solo dal gusto del curatore, ma anche dal consenso del team che si occupa di allestimento ed effetti virtuali.
Senza ulteriori indugi, dunque, per gli amanti di questo nuovo genere, o anche solo per i curiosi, l’appuntamento è nella splendida Reggia di Caserta, da Maggio ad Ottobre 2017, con la particolare mostra Klimt Experience, un viaggio multimediale nelle opere del grande artista viennese.
Ben 700 immagini, verranno diffuse da 30 proiettori laser su dei megaschermi e sulle pareti con una definizione più alta di quella del Full Hd.All’interno della mostra c’è anche un’area interattiva con tavoli touch screen e occhiali Samsung Gear VR.