Contattateci se interessati a questo spazio.

Femminicidio

Raptus o malessere?

Femminicidi a catena si susseguono. Oramai sembra esserci una assuefazione a queste notizie, come se tutto fosse predeterminato, l’indignazione ha ceduto il posto alla rassegnazione. Non so, non voglio crederlo ma sembra di essere tornati al lontano passato quando tutto era considerato fatalità.

Un demone contagioso sembra essersi impossessato della mente umana. Dov’è l’uomo? In una società, la nostra, la caduta dei valori è ormai realtà; in una società allo sbando nella quale gli adulti sono frastornati, i giovani smarriti non sembra esserci posto per la ragione. Basta un non nulla perché l’uomo riversi sulla donna le sue insicurezze, le sue frustrazioni, i suoi fallimenti. Si è combattuto tanto per l’emancipazione femminile ma la donna, in certi casi, è ancora oggetto di possesso. Di chi è la colpa? Un tempo esisteva il dialogo, quello a viso aperto, oggi c’è Facebook, la comunicazione virtuale che genera solitudine e crea ossessioni. Non si legge, non ci si guarda intorno, non ci si rapporta, la cultura, che forma la persona, è solo una parola, una parola svuotata di significato perché la cultura non dà soldi, non dà da mangiare, è qualcosa di astratto, solo per pochi perditempo. La scuola è stata svalutata, molti giovani avvertono l’esigenza di punti di riferimento, di regole, forse, ma dall’altra parte c’è il vuoto. Non si investe sulla formazione. Le parole etica, impegno, lealtà, correttezza, onestà, sono solo belle parole, pronunciate con molta facilità da molti nostri politici, ma puntualmente ignorate nei loro comportamenti. A chi credere allora, a quali persone fare riferimento? Il vuoto assoluto. E così attecchisce la malattia dell’anima che genera mostri, carnefici e vittime, forse vittime di un sistema a sua volta malato. I gesti inconsueti, come il femminicidio, non sono gesti isolati, generati da raptus, ma sedimentazione di malessere di cui la società deve farsi carico, una società, però, educata alla condivisione e non all’individualismo. E allora che fare? Non è semplice trovare una soluzione. Non ce l’abbiamo. Lucrezio dice che il progresso genere infelicità, sarà vero!  Esaminando il mondo di oggi ci si accorge che il progresso è talvolta regresso, perché male recepito. Ma mano che avanza la tecnologia regredisce l’uomo. E allora? Ci vorrebbe un’educazione, una preparazione a monte. Coloro che sono deputati a governarci, i politici, alla nostra formazione, la scuola, alla nostra accoglienza, la famiglia, dovrebbero mettere al centro del loro impegno la persona, dovrebbero fare della questione etica il loro valore fondamentale. 

Certo, molta strada c’è da percorrere per giungere ad una società più sana, ma c’è sempre un inizio ed è necessario che le Istituzioni maggiori diano chiaro un segnale perché si possa sperare nella cura di questa società malata che genera mostri.

Contattateci se interessati a questo spazio.