I guai di San Valentino Torio
La comunità di San Valentino Torio, la ridente Città dell’Amore e dell’ormai famosa Infiorata di Casatori, è scossa da un terremoto giudiziario per il rinvio a giudizio di 32 persone, tra cui dirigenti e dipendenti comunali, a vario titolo coinvolti in una indagine definita dai giornali abusivopoli perché riguarda licenze edilizie.
Bersaglio privilegiato sembra essere Giovanni Padovano, Responsabile del Settore Economico Finanziario del Comune, reo di aver atteso che fosse un provvedimento di Raffaele Cantone, Presidente dell’A.N.A.C. Autorità Nazionale Anticorruzione, ad indurlo a rimuovere le cause di incompatibilità a gran voce, ma senza esito, denunciate alla pubblica opinione dai consiglieri di opposizione.
Marco Amatrudo e Luigi De Vivo di San Valentino Futura si sono presi il gravoso impegno di tenere alta l’attenzione sulla legalità, sul rispetto delle norme e sulla necessità si rispolverare dimenticati principii morali che impongono determinati comportamenti, pur in mancanza di norme di legge specifiche. Tutto ciò per il rispetto che un Amministratore della cosa pubblica deve ai suoi concittadini amministrati; per la dignità stessa della carica che egli esercita ed infine, ma non ultimo, per il rispetto anche di se stesso.
Galeotto fu il rinvio a giudizio di Giovanni Padovano ed altre 31 persone, tra cui funzionari e collaboratori del comune di San Valentino. Amatrudo e De Vivo partono dall’assunto che tutti sono innocenti fino a prova contraria ma chiedono a Michele Strianese, sindaco di San Valentino Torio, coerenza con se stesso e maggiore senso morale.
Coerenza perché nei lunghi anni passati tra i banchi dell’opposizione Michele Strianese attaccava ferocemente le attività di Padovano, già a quel tempo responsabile del settore economico finanziario, compresi i bilanci da questi redatti. Ora, invece, e questa è l’accusa di Amatrudo e De Vivo, lo Strianese sindaco, non solo ha confermato Padovano nell’incarico, ma difronte al rinvio a giudizio non si è posto alcuna questione di ordine morale, di opportunità politica o di rispetto per i cittadini di San Valentino Torio.
La motivazione addotta a sostegno del suo comportamento di rinuncia a qualsivoglia provvedimento nei confronti di Padovano è che “non vi sono norme che impongano l’allontanamento di dipendenti inquisiti”.
E qui entra in gioco la coerenza, il senso di responsabilità nei confronti della collettività amministrata, la morale.
Amatrudo e De Vivo vogliono rispetto per i loro concittadini ed un più alto livello di moralità e legalità tra le mura del municipio.