La morte di Fabiano Antoniani, conosciuto come dj Fabo, ha aperto un dibattito: in Italia non si può scegliere come morire?
Ma andiamo con ordine;
la parola eutanasia deriva dal greco e letteralmente significa dolce morte, cioè il far morire un paziente la cui vita è definitivamente compromessa, al fine di porre fine alle sue sofferenze. Dunque è fatto nell’interesse dell’ammalato. Ma in Italia, a differenza di altri Paesi europei, non è consentita l’eutanasia che occorre distinguere in due tipi: l’eutanasia passiva, che consiste nella mancata somministrazione delle cure necessarie al paziente, e l’eutanasia attiva che consiste nella diretta richiesta da parte del paziente di por termine alla vita. In tale ultimo caso la morte viene indotta tramite farmaci. Per la legge italiana entrambi i casi sono considerati reati, e dunque perseguibili penalmente. Dj Fabo non è il primo italiano costretto ad andare all’estero per effettuare una scelta di libertà e, se le cose non cambieranno, non sarà neanche l’ultimo. In italia ci sono diverse associazioni che si battono per ottenere la legalizzazione dell’eutanasia, una delle più conosciute è Exit-Italia attiva dal 1996. Da considerare, infine, che la legalizzazione porrebbe un argine al fenomeno dell’eutanasia clandestina che, secondo Exit-Italia, conterebbe circa 20mila casi negli ospedali italiani, mentre circa 10mila sono i pazienti che decidono di terminare la vita col suicidio. Insomma perché impedire ad una persona ammalata di por fine alle sue sofferenze? Speriamo che le cose cambino e che non si debba più andare in un altro Paese per decidere come morire.